III Domenica di Quaresima

II DOMENICA DI QUARESIMA

Temperanza e lavoro: libertà per Dio

Questo è il titolo della meditazione che don Giovanni Boggio, professore emerito di Sacra Scrittura presso l’Istituto teologico-filosofico “San Pietro” di Viterbo, ha voluto condividere con tutta la nostra comunità religiosa, nell’ambito dell’incontro comunitario di giovedì 19 febbraio 2015. Questo è il primo di una serie di temi proposti dal Superiore Generale della Congregazione di San Michele Arcangelo con una speciale lettera in occasione del quarto anno della grande Novena in preparazione al 1° centenario dell’approvazione della nostra Congregazione che si celebrerà nel 2021. I temi proposti sono molti importanti perché riguardano l’espressione dello stile dell’identità micaelita: la riflessione su di essi ci permette infatti di ritornare alle nostre radici per ripartire da esse e perseverare in questo stile di vita con rinnovato impegno e con uno spirito nuovo.

L’incontro con don Giovanni, avvenuto proprio all’inizio di questo “tempo favorevole” che è la Quaresima, è stato molto bello e arricchente. Don Giovanni con grande maestria ci parlato delle radici e dei riferimenti presenti nella Sacra Scrittura, soffermandosi in particolare sulla virtù della temperanza e sottolineandone la grande importanza nella vita di ogni religioso e nella vita di ogni buon cristiano, poiché essa porta ad un profondo e sano equilibrio nel vivere questi “ nostri giorni”.

Come sempre siamo rimasti affascinati dal messaggio trasmessoci da don Giovanni, come anche dall’esempio tangibile della sua vita che parla non solo della virtù della temperanza, ma anche della sua umiltà. Per tutto questo e molto ancora a lui va tutta la nostra gratitudine e riconoscenza.

P. Pietro Burek

I Domenica di Quaresima

QUARESIMA = TEMPO DI GRAZIA

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2015

Rinfrancate i vostri cuori (Gc 5,8)

Cari fratelli e sorelle,

la Quaresima è un tempo di rinnovamento per la Chiesa, le comunità e i singoli fedeli. Soprattutto però è un “tempo di grazia” (2 Cor 6,2). Dio non ci chiede nulla che prima non ci abbia donato: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19). Lui non è indifferente a noi. Ognuno di noi gli sta a cuore, ci conosce per nome, ci cura e ci cerca quando lo lasciamo. Ciascuno di noi gli interessa; il suo amore gli impedisce di essere indifferente a quello che ci accade. Però succede che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene. Questa attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell’indifferenza. Si tratta di un disagio che, come cristiani, dobbiamo affrontare.

Quando il popolo di Dio si converte al suo amore, trova le risposte a quelle domande che continuamente la storia gli pone. Una delle sfide più urgenti sulla quale voglio soffermarmi in questo Messaggio è quella della globalizzazione dell’indifferenza.

L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Abbiamo perciò bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano.

Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo. Nell’incarnazione, nella vita terrena, nella morte e risurrezione del Figlio di Dio, si apre definitivamente la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra. E la Chiesa è come la mano che tiene aperta questa porta mediante la proclamazione della Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la testimonianza della fede che si rende efficace nella carità (cfr Gal 5,6). Tuttavia, il mondo tende a chiudersi in se stesso e a chiudere quella porta attraverso la quale Dio entra nel mondo e il mondo in Lui. Così la mano, che è la Chiesa, non deve mai sorprendersi se viene respinta, schiacciata e ferita.

Il popolo di Dio ha perciò bisogno di rinnovamento, per non diventare indifferente e per non chiudersi in se stesso. Vorrei proporvi tre passi da meditare per questo rinnovamento.

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