Pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo

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Diario di bordo di un pellegrino

Venerdì 4 aprile. Ore 14.00 appuntamento nel piazzale antistante l’entrata in Santuario. Qualche giorno prima Padre Pietro ha telefonato dicendo che ci sarebbe da pagare un piccolo supplemento perché siamo pochi partecipanti. Oddio, mi sono detta:saremo 4 gatti?? Invece nel piazzale vedo più di una ventina di persone e mi rincuoro.

Si parte. Il tempo non è dei migliori. Quasi tutto il viaggio piove. Al freddo dell’esterno fa però da contraltare il calore interno al pullman non è solo quello del riscaldamento acceso: tra preghiere, canti, distribuzione di dolcetti e caramelle si respira un’ atmosfera di totale condivisione.

I fardelli del cuore non li ho potuti lasciare a casa ma ora mi sento già più serena…

Arriviamo a Monte Sant’Angelo quasi alle 21.00. Mi viene il dubbio che l’autista abbia sbagliato strada ed anziché andare a sud ci abbia portato a nord visto che c’è una nebbia da Val Padana. Il campanile del Santuario, con i suoi 40 metri di altezza e il colore bianco delle pietre, sembra un angelo che veglia silenzioso.

Il tempo di prendere le chiavi delle stanze, piccola rinfrescatina e subito a cena. Familiarizzo con i miei compagni di pellegrinaggio. Molti tra loro già si conoscono, ma sono tutti cordiali ed alla mano ed io non mi sento estranea.

Si va a letto presto perché domani mattina ci aspetta San Padre Pio!
Sabato 5 aprile mattina. Sveglia alle 6.30. Per le mie abitudini è l’alba. E’ strano però: nonostante la mia pressione bassa, l’alzataccia così mattutina non influisce né sul fisico né sull’ umore … ed io sono subito pimpante!!

Partiamo per San Giovanni Rotondo. Mano a mano che ci avviciniamo e riconosco il paesaggio, rammento l’ultima mia visita, risalente a quasi dieci anni orsono. I ricordi, offuscati dalla polvere del tempo, si accendono come una fiamma. Ero venuta allora con la mia dolcissima ed amatissima mamma e in un attimo gli occhi mi si riempiono di lacrime. Ricordo che all’epoca già la malattia aveva dato le sue prime avvisaglie ma non per questo quella piccola leonessa aveva rinunciato al pellegrinaggio. Dentro quel corpo smagrito lo spirito era quello di sempre ma soprattutto la sua grande fedeera quella di sempre.

Arriviamo dinanzi alla Chiesa nuova e abbiamo tempo a disposizione per una visita al museo e alla Chiesa antica. Sosto a lungo dinanzi al crocifisso ove pregava San Pio. Continuo a pensare a mia madre ed in quel luogo sacro dove cielo e terra sembrano congiungersi, dove si attenua la percezione del confine tra terreno e soprannaturale la sento vicina e mi parla nell’animo con le parole di Sant’Agostino:.. se mi ami non piangere, se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo, se tu potessi vedere e sentire quello che io vedo e sento, in questi orizzonti senza fine e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti…. sono ormai assorbita dall’incanto di Dio...

La Via Crucis che segue è un momento di riflessione sul grande amore che Gesù ha mostrato verso gli uomini e quindi penso che anch’io sono amata da lui; ed allora, se mi ama, mi aiuterà nei momenti difficili della mia esistenza, quando la vita non mi risparmierà i suoi colpi bassi.Ognuno di noi legge una stazione. A me tocca la 14° , quella del sepolcro vuoto. Rifletto sull’indizio della resurrezione……sul dolore e la morte che acquistano significato…sulla certezza che il caos e il nulla non sono la meta ultima e definitiva dell’uomo.

Terminata la via Crucis arriva il grande momento della visita alla cripta ove è custodito il corpo del Santo.

L’ultima volta che sono venuta il corpo, non visibile, si trovava nella vecchia cripta. La nuova mi colpisce negativamente per la sua sfarzosità arabeggiante e la grandiosità mi disturba e mi distrae. Faccio però uno sforzo di concentrazione ed arrivo dinanzi al corpo del santo. Faccio due volte la fila per scattare una foto con il cellulare da tenere sempre con me. Poi mi siedo nei banchi.

Ero venuta con la “lista della spesa” ben impressa nella mia mente per chiedere a San Pio tante cose. La vista però di due genitori che spingono una sedia a rotelle con il figlio handicappato mi predispone a pregare affinché vengano esauditi desideri autentici, che fanno parte di me senza forzature: quello di amare il prossimo ed essere amata, quello di avere relazioni positive che mi arricchiscano interiormente, quello di dare un senso alla mia esistenza, quello di vivere in pace, quello di poter fare della mia vita un capolavoro, quello di non dovermi mai dispiacere di ciò che sono e di quel che faccio, quello di stare in salute, quello di avere sempre di che mangiare e qualcuno accanto con cui condividerlo. So che Lui mi ascolta…

La visita alla Chiesa nuovissima sovrastante mi lascia a dir poco perplessa. Sarò antiquata ma questa struttura così moderna con le porte basculanti da garage a me non ispira proprio nulla…ed è un peccato perché questo invece è un luogo dal quale deve trasudare spiritualità!

Si ritorna a Monte Sant’Angelo e dopo il pranzo c’è un po’ di tempo libero. Decido di andare a visitare il Santuario. E’ la prima volta che vengo. Leggo le bellissime parole dell’ingresso “terribile, impressionante è questo luogo, questa è la casa di Dio e la porta del cielo”. La discesa degli 89 gradini che portano alla grotta mi emoziona. Le pietre parlano di 15 secoli di storia e di pellegrini giunti qui da tutte le parti per ottenere la grazia dell’indulgenza plenaria tramite la confessione sacramentale.

Oltrepasso una porta di bronzo e l’entrata nella grotta per un attimo mi toglie il fiato. Il grigio delle pareti e l’oscurità sono squarciate dalla luce che proviene dalla teca ove dentro una piccola statua bianca rappresenta l’Arcangelo Michele, il principe delle milizie celesti che ha combattuto contro Lucifero, contro il male in genere che si manifesta in varie forme e realtà. Sosto in preghiera nella grotta e capisco perché si dice che questo Santuario veicola verso uno stato di speranza, di vita, di Grazia.

Uscita dalla Grotta, mi aggrego ad un gruppo di pellegrini di Vicenza per visitare il museo e le cripte. Ci accompagna una guida a dir poco molto singolare:un ex peccatore incallito (lui si definisce così), oranovello Savonarola, che ci fa un bel predicozzo di un’ora sull’importanza della redenzione perché nel giorno del giudizio universale i buoni saranno scissi dai cattivi e guai per questi ultimi! Evoca immagini apocalittiche… Qualcuno sbuffa, qualcuno si annoia, qualcuno,suggestionato da tanta veemenza, sgrana gli occhi: nessuno di noi però ha il coraggio di interromperlo e men che meno io che sono in prima fila e mi becco tutti gli strali di fuoco provenienti dai suoi occhi.

La messa nella grotta officiata da Padre Pietro mi riconcilia con il Dio buono e misericordioso che amo. Leggo la preghiera dei fedeli e mi dà un brivido la mia voce che risuona in questo luogo sacro ove i peccati degli uomini possono essere perdonati, ove qualsiasi colpa può essere cancellata, ove qualsiasi cosa, se chiesta nella preghiera e per il bene dell’anima, può essere esaudita per intercessione dell’Arcangelo Michele. Il cuore si scalda donandomila sensazione di un abbraccio di quel Padre che mi conosce e che mi ha dato tutto. Prego dentro di me con le parole del Salmo: Signore tu mi scruti e mi conosci….ti sono note tutte le mie vie….sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre….ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro, i miei giorni erano fissati quando ancora non ne esisteva uno….scrutami o Dio e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri, vedi se percorro una via di menzogna, guidami sulla via della vita.

Il momento della cena è di grande convivialità. Mi complimento scherzosamente con il nostro “paparazzo ufficiale”per la sua performance di assistente a Padre Pietro durante la messa.

Domenica 6 aprile. La mattina di nuovo messa nel Santuario e quando alle 10.00 si parte alla volta di Cassino mi riprometto di tornare. Gli affanni che avevo nel cuore all’arrivo ci sono ancora tutti, ma è strano: pesano di meno!

Durante il viaggio si prega ma c’è anche il momento dello scherzo e della battuta. Padre Pietro è una piacevole scoperta: è molto aggregante e tutti gli vogliono – ed ora anch’io - molto bene.

Mangiamo a Cassino. Due suonatori ambulanti ci rallegrano durante il pranzo cantando qualche motivetto.

La visita dell’Abbazia benedettina e del cimitero polacco è l’occasione anche per rinfrescare la memoria sugli orrori della seconda guerra mondiale. Di fronte a quella distesa di tombe preghiamo affinché non si debbano più vivere momenti del genere.

Il viaggio di ritorno a Castello è allietato da storielle che qualcuno di noi racconta sottraendo il microfono al totale monopolio di Padre Pietro. Lui ci invita a dire le nostre impressioni e vengo così a conoscenza che la chiesa nuovissima e la cripta dove è custodito il corpo di San Padre Pio non ha impressionato negativamente solo me!

All’arrivo saluto i miei nuovi amici. Grazie a tutti per le bellissime orevissute insieme e speriamo che ce ne siano di altre!

Ah, dimenticavo! Grazie soprattutto a te Padre Pietro!

Maria Rosaria Pacelli