QUARESIMA = TEMPO DI GRAZIA

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2015

Rinfrancate i vostri cuori (Gc 5,8)

Cari fratelli e sorelle,

la Quaresima è un tempo di rinnovamento per la Chiesa, le comunità e i singoli fedeli. Soprattutto però è un “tempo di grazia” (2 Cor 6,2). Dio non ci chiede nulla che prima non ci abbia donato: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1 Gv 4,19). Lui non è indifferente a noi. Ognuno di noi gli sta a cuore, ci conosce per nome, ci cura e ci cerca quando lo lasciamo. Ciascuno di noi gli interessa; il suo amore gli impedisce di essere indifferente a quello che ci accade. Però succede che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene. Questa attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell’indifferenza. Si tratta di un disagio che, come cristiani, dobbiamo affrontare.

Quando il popolo di Dio si converte al suo amore, trova le risposte a quelle domande che continuamente la storia gli pone. Una delle sfide più urgenti sulla quale voglio soffermarmi in questo Messaggio è quella della globalizzazione dell’indifferenza.

L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Abbiamo perciò bisogno di sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano.

Dio non è indifferente al mondo, ma lo ama fino a dare il suo Figlio per la salvezza di ogni uomo. Nell’incarnazione, nella vita terrena, nella morte e risurrezione del Figlio di Dio, si apre definitivamente la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra. E la Chiesa è come la mano che tiene aperta questa porta mediante la proclamazione della Parola, la celebrazione dei Sacramenti, la testimonianza della fede che si rende efficace nella carità (cfr Gal 5,6). Tuttavia, il mondo tende a chiudersi in se stesso e a chiudere quella porta attraverso la quale Dio entra nel mondo e il mondo in Lui. Così la mano, che è la Chiesa, non deve mai sorprendersi se viene respinta, schiacciata e ferita.

Il popolo di Dio ha perciò bisogno di rinnovamento, per non diventare indifferente e per non chiudersi in se stesso. Vorrei proporvi tre passi da meditare per questo rinnovamento.

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PELLEGRINAGGIO A MONTE SANT’ANGELO, BARI E SAN GIOVANNI ROTONDO

Nei giorni compresi tra il 13 e il 15 marzo Padre Pietro con il gruppo di preghiera “San Michele” organizza un pellegrinaggio al Santuario di San Michele a Monte Sant’Angelo, al Santuario di San Nicola a Bari e al Santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Le iscrizioni sono già iniziate e termineranno il 3 marzo.

Il foglio con tutte le informazioni è possibile scarcarlo cliccando sul link riportato di sotto.

Presentiamo anche un breve video dei posti che si visiteranno nei giorni del pellegrinaggio.

Programma - Pellegrinaggio a Monte Sant'Angelo 2015 (PDF)

 

FESTA DELLA BEATA VERGINE MARIA DI LOURDES GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXIII Giornata Mondiale del Malato 2015

Sapientia cordis.
«Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo»
(Gb 29,15)

Cari fratelli e sorelle,
in occasione della XXIII Giornata Mondiale del Malato, istituita da san Giovanni Paolo II, mi rivolgo a tutti voi che portate il peso della malattia e siete in diversi modi uniti alla carne di Cristo sofferente; come pure a voi, professionisti e volontari nell’ambito sanitario.
Il tema di quest’anno ci invita a meditare un’espressione del Libro di Giobbe: «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» (29,15). Vorrei farlo nella prospettiva della “sapientia cordis”, la sapienza del cuore.

1. Questa sapienza non è una conoscenza teorica, astratta, frutto di ragionamenti. Essa piuttosto, come la descrive san Giacomo nella sua Lettera, è «pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera» (3,17). È dunque un atteggiamento infuso dallo Spirito Santo nella mente e nel cuore di chi sa aprirsi alla sofferenza dei fratelli e riconosce in essi l’immagine di Dio. Facciamo nostra, pertanto, l’invocazione del Salmo: «Insegnaci a contare i nostri giorni / e acquisteremo un cuore saggio» (Sal 90,12). In questa sapientia cordis, che è dono di Dio, possiamo riassumere i frutti della Giornata Mondiale del Malato.

2. Sapienza del cuore è servire il fratello. Nel discorso di Giobbe che contiene le parole «io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo», si evidenzia la dimensione di servizio ai bisognosi da parte di quest’uomo giusto, che gode di una certa autorità e ha un posto di riguardo tra gli anziani della città. La sua statura morale si manifesta nel servizio al povero che chiede aiuto, come pure nel prendersi cura dell’orfano e della vedova (vv.12-13).

Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con le parole, ma con la loro vita radicata in una fede genuina, di essere “occhi per il cieco” e “piedi per lo zoppo”! Persone che stanno vicino ai malati che hanno bisogno di un’assistenza continua, di un aiuto per lavarsi, per vestirsi, per nutrirsi. Questo servizio, specialmente quando si prolunga nel tempo, può diventare faticoso e pesante. È relativamente facile servire per qualche giorno, ma è difficile accudire una persona per mesi o addirittura per anni, anche quando essa non è più in grado di ringraziare. E tuttavia, che grande cammino di santificazione è questo! In quei momenti si può contare in modo particolare sulla vicinanza del Signore, e si è anche di speciale sostegno alla missione della Chiesa.

3. Sapienza del cuore è stare con il fratello. Il tempo passato accanto al malato è un tempo santo. È lode a Dio, che ci conforma all’immagine di suo Figlio, il quale «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt20,28). Gesù stesso ha detto: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27).

Chiediamo con viva fede allo Spirito Santo che ci doni la grazia di comprendere il valore dell’accompagnamento, tante volte silenzioso, che ci porta a dedicare tempo a queste sorelle e a questi fratelli, i quali, grazie alla nostra vicinanza e al nostro affetto, si sentono più amati e confortati. Quale grande menzogna invece si nasconde dietro certe espressioni che insistono tanto sulla “qualità della vita”, per indurre a credere che le vite gravemente affette da malattia non sarebbero degne di essere vissute!

4. Sapienza del cuore è uscire da sé verso il fratello. Il nostro mondo dimentica a volte il valore speciale del tempo speso accanto al letto del malato, perché si è assillati dalla fretta, dalla frenesia del fare, del produrre, e si dimentica la dimensione della gratuità, del prendersi cura, del farsi carico dell’altro. In fondo, dietro questo atteggiamento c’è spesso una fede tiepida, che ha dimenticato quella parola del Signore che dice: «L’avete fatto a me» (Mt 25,40).

Per questo, vorrei ricordare ancora una volta «l’assoluta priorità dell’“uscita da sé verso il fratello” come uno dei due comandamenti principali che fondano ogni norma morale e come il segno più chiaro per fare discernimento sul cammino di crescita spirituale in risposta alla donazione assolutamente gratuita di Dio» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 179). Dalla stessa natura missionaria della Chiesa sgorgano «la carità effettiva per il prossimo, la compassione che comprende, assiste e promuove» (ibid.).

5. Sapienza del cuore è essere solidali col fratello senza giudicarlo. La carità ha bisogno di tempo. Tempo per curare i malati e tempo per visitarli. Tempo per stare accanto a loro come fecero gli amici di Giobbe: «Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti. Nessuno gli rivolgeva una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore» (Gb 2,13). Ma gli amici di Giobbe nascondevano dentro di sé un giudizio negativo su di lui: pensavano che la sua sventura fosse la punizione di Dio per una sua colpa. Invece la vera carità è condivisione che non giudica, che non pretende di convertire l’altro; è libera da quella falsa umiltà che sotto sotto cerca approvazione e si compiace del bene fatto.
L’esperienza di Giobbe trova la sua autentica risposta solo nella Croce di Gesù, atto supremo di solidarietà di Dio con noi, totalmente gratuito, totalmente misericordioso. E questa risposta d’amore al dramma del dolore umano, specialmente del dolore innocente, rimane per sempre impressa nel corpo di Cristo risorto, in quelle sue piaghe gloriose, che sono scandalo per la fede ma sono anche verifica della fede (cfr Omelia per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, 27 aprile 2014).

Anche quando la malattia, la solitudine e l’inabilità hanno il sopravvento sulla nostra vita di donazione, l’esperienza del dolore può diventare luogo privilegiato della trasmissione della grazia e fonte per acquisire e rafforzare la sapientia cordis. Si comprende perciò come Giobbe, alla fine della sua esperienza, rivolgendosi a Dio possa affermare: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5). Anche le persone immerse nel mistero della sofferenza e del dolore, accolto nella fede, possono diventare testimoni viventi di una fede che permette di abitare la stessa sofferenza, benché l’uomo con la propria intelligenza non sia capace di comprenderla fino in fondo.

6. Affido questa Giornata Mondiale del Malato alla protezione materna di Maria, che ha accolto nel grembo e generato la Sapienza incarnata, Gesù Cristo, nostro Signore.

O Maria, Sede della Sapienza, intercedi quale nostra Madre per tutti i malati e per coloro che se ne prendono cura. Fa’ che, nel servizio al prossimo sofferente e attraverso la stessa esperienza del dolore, possiamo accogliere e far crescere in noi la vera sapienza del cuore.
Accompagno questa supplica per tutti voi con la mia Benedizione Apostolica.

Francesco

SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE DELLA FESTA DEL BEATO BRONISLAO MARKIEWICZ

Al termine della novena in Onore del Beato Bronislao Markiewicz, venerdì 30 gennaio, Festa del Beato Fondatore delle Congregazioni di San Michele Arcangelo, nella Basilica di San Giuseppe alle 17.00 si è tenuta una solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Rettore del Santuario p. Pietro Burek e concelebrata da p. Giorgio, p. Stanislao, p. Teddy e p. Slawek. Una festa davvero importante per tutta la CSMA e per quanti hanno partecipato alla novena.

Tre le intenzioni di preghiera proposte da padre Pietro all’inizio della celebrazione: invocare il dono della canonizzazione del Beato Fondatore, che sarà possibile solo quando avverrà un miracolo operato da Dio per sua intercessione, pregare per le nuove vocazioni sacerdotali e religiose ed infine per la santificazione di coloro che già seguono i consigli evangelici ed i seminaristi.

Nella sua omelia p. Pietro che ha spiegato che “in questa festa del Beato Bronislao Markiewicz onoriamo il nostro padre e il nostro maestro, un padre-maestro per la nostra vita spirituale, vocazionale, in vista della missione”

Poi il Rettore si è soffermato sulla colletta della celebrazione “Dio Onnipotente e misericordioso che hai scelto il Beato Bronislao sacerdote”, con queste parole:” in questo anno dedicato alla vita consacrata il pensiero va alla chiamata, alla vocazione del Beato alla luce della chiamata dei profeti ma sempre con la sguardo rivolto alla nostra chiamata.”

Approfondendo ancora il tema della vocazione, in particolare quella del Beato Fondatore, così si è espresso:” Nella vita di ciascuno di noi e in particolare per il Beato Bronislao, tutto inizia con l’elezione che parte dal Signore, che è un dono di Dio, ed egli l’ha vissuta prima come sacerdote diocesano, poi nella congregazione dei salesiani, infine nella nuova congregazione da lui fondata. La risposta del chiamato non avviene subito ma dopo una serie di perplessità, di dubbi.

Poi si concretizza la missione specifica affidata Beato come padre e protettore dei giovani abbandonati. Ecco allora la risposta entusiastica e generosa, alla ricerca di vie sempre nuove per la salvezza dei giovani.”

Padre Markiewicz sapeva scrutare i segni dei tempi e andava nelle cosiddette periferie esistenziali, ha affrontato incomprensioni e sofferenza ma quando Dio affida la missione dà anche il dono della sua presenza e la forza dello Spirito Santo. Poi p. Pietro a tenuto a sottolineare che questi sono passaggi importanti per tutti coloro che hanno ricevuto la chiamata alla vita religiosa e al sacerdozio. “Qual’era il fondamento della spiritualità,della vita e dell’operato del Beato Bronislao? Il primato di Dio nella vita espresso nelle parole “Dio prima di tutto” e “tutto per la maggior gloria di Dio” per questo era devoto a San Michele Arcangelo che con la sua missione e con tutto il suo essere proclama proprio il primato di Dio”.

Il Beato Fondatore ha diffuso il culto a San Michele Arcangelo ed è stato un grande esempio di laboriosità e di temperanza, unito ad uno stile di vita che donava continuamente centralità a Dio. Padre Pietro ha concluso la sua omelia con una esortazione: “Il Beato Bronislao sia per noi la stella guida che porta a Dio. Amen”

Al termine della celebrazione, l’assemblea ha pregato per la canonizzazione di Padre Markiewicz e, dopo la benedizione finale, tutti hanno potuto venerare le sue reliquie.

Marina SPINOSA

Una grande gioia

Una grande gioia ha riempito il cuore di tutti noi Micaeliti, in modo particolare i cuori di coloro che svolgono il loro lavoro pastorale presso il Pontificio Santuario Maria SS. “ad Rupes”. Sabato 31 gennaio 2015, infatti, abbiamo appreso una bellissima notizia, e cioè che il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo Ausiliare della Diocesi di London, in Canada, il nostro confratello P. Józef Dąbrowski, parroco della Parrocchia della Beata Vergine Maria di London e Superiore della Vice-Provincia per il Nord America della Congregazione di San Michele Arcangelo. La Diocesi di London, in Ontario, è la più grande Diocesi presente in Canada nel territorio di lingua inglese. La gioia di questa nostra comunità è ancor più grande per il fatto che P. Józef Dąbrowski ha ricevuto la sua formazione spirituale e intellettuale in preparazione al sacerdozio proprio qui, nel Pontificio Santuario Maria SS. “ad Rupes” e sempre qui ha ricevuto l’ordinazione diaconale e sacerdotale. Ma chi è il nuovo Vescovo eletto? Vediamo di conoscerlo più da vicino.

Padre Józef Dąbrowski è nato il 17 luglio 1964 a Wysoka Strzyżowska, in Polonia, nella diocesi di Przemyśl. Ha terminato la scuola secondaria nel Seminario Minore della Congregazione di San Michele Arcangelo (Micaeliti) e dopo aver studiato italiano a Perugia ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia presso l’Istituto Teologico San Pietro di Viterbo, ottenendo lì un Master in Teologia nel marzo del 1991. È stato ordinato sacerdote per imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di S. E. Rev.ma Mons. Divo Zadi, il 4 maggio 1991 nella Basilica di San Giuseppe nel Pontificio Santuario Maria SS. “ad Rupes” a Castel Sant’Elia.

Giunto in Canada dopo l’ordinazione sacerdotale, si è dedicato all’apprendimento dell’inglese e ha ricoperto diversi incarichi sempre nella diocesi di London: Parroco-aggiunto di Our Lady of Częstochowa, London (1992-1993); Parroco-aggiunto di St. Michael e Cappellano della Cardinal Carter High School di Leamington (1993-1996); Parroco-aggiunto della Parrocchia St. Pius X e Cappellano della St. Thomas Aquinas High School di London (1996-1997). Dopo un anno come Parroco-aggiunto, dal 1998 è Parroco di St. Mary (London) e Cappellano della Catholic High School di London.

Dal 2002 al 2003 è stato anche Direttore Spirituale aggiunto del Seminario diocesano St. Peter di London e dal 2004 al 2006 è membro del Consiglio presbiterale diocesano.

Il 19 giugno del 2013 è stato nominato primo Superiore della neonata Vice-Provincia dei Micaeliti "St. Kateri Tekakwitha", per il Nord America.
Da questo sacro luogo, dal Pontificio Santuario Maria SS. “ad Rupes”, giunga a P. Józef Dąbrowski, Vescovo eletto, a nome e dal profondo del cuore di ogni singolo membro di questa Comunità Religiosa, l’augurio più sincero di ogni bene e benedizione del Signore e di un fruttuoso lavoro come Pastore della Diocesi di London. A Monsignor Józef assicuriamo con gioia e gratitudine a Dio la nostra preghiera nelle sue intenzioni, davanti all’immagine miracolosa di Maria SS. “ad Rupes”.

P. Piotr Marcin Burek
Rettore del Santuario

INCONTRO DELLA COMUNITA’ DEI PADRI MICAELITI CON I BENEFATTORI ED I COLLABORATORI DEL SANTUARIO

Domenica 11 gennaio, nella solennità del Battesimo del Signore, alle 11.30 nella Basilica di San Giuseppe si è tenuta una Messa solenne presieduta dal Rettore del nostro Santuario, padre Pietro Burek, e concelebrata da Monsignor Tymom Chmielecki, che ha tenuto una bella e profonda omelia sulle letture del giorno. Come oramai da tradizione da alcuni anni, questa Messa viene celebrata nelle intenzioni dei benefattori e dei collaboratori del Santuario Maria SS “ad Rupes” . Tra le numerose persone presenti, il Sindaco di Castel Sant’Elia Rodolfo Mazzolini, il Vice Sindaco Elvio Parmeggiani, il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Castel Sant’Elia, Davide Querci e la Dott.ssa Maria Giovanna Graziani. La celebrazione è stata animata liturgicamente dal coro del Santuario e dal suo Maestro, Enrico Berluti, all’organo. Durante la Messa inoltre i fedeli hanno rinnovato le promesse battesimali e sono stati aspersi dal celebrante con l’acqua benedetta.

Al termine della santa Messa i numerosi collaboratori, i benefattori ed i padri Micaeliti si sono trasferiti nel refettorio del monastero per partecipare a un delizioso pranzo, in un ambiente e in un clima di grande cordialità. Qui il Rettore ha nuovamente ringraziato tutti, la comunità religiosa del Santuario ed i presenti, per la loro collaborazione sempre pronta e generosa.

Un grazie di cuore a p. Pietro, a tutti i padri Micaeliti del Santuario, ai seminaristi e a fra’ Andrea, per la loro splendida ospitalità ed anche perché ogni volta di più ci fanno sentire parte di una sola Famiglia, quella di Cristo e sperimentare la gioia di essere accolti, proprio come da una madre che accoglie i suoi figli.

Ancora una volta grazie a tutti!!!!!

Marina Spinosa

E’ una gioia grande potersi incontrare nuovamente…

Sono proprio queste le parole che sono state pronunciate più volte nel nostro convento nei giorni dell’annuale incontro dei confratelli della Provincia italo-elvetica della Congregazione di San Michele Arcangelo. Ormai è una tradizione: appena passato il Santo Natale e poco prima della fine dell’anno tutti i sacerdoti e i seminaristi della Congregazione di San Michele Arcangelo che prestano il loro servizio nella Provincia Italo-Elvetica “approdano” al nostro convento per l’incontro annuale di aggiornamento. Così è stato anche questa volta.

Il primo ad arrivare quest’anno è stato il Superiore Generale della Congregazione di San Michele Arcangelo, P. Kazimierz Radzik che, insieme al Superiore della Provincia, P. Bogdan Kalisztan, ha guidato tutti gli incontri e i momenti della nostra riunione annuale. P. Kazimierz è arrivato nel pomeriggio della Domenica della Santa Famiglia, per presiedere subito alle 18.00 la Santa Messa Solenne animata dal Coro Polifonico di Carbognano e per partecipare poi al Concerto Natalizio che ha avuto inizio subito dopo la celebrazione. Mentre era in corso il concerto nella Basilica di San Giuseppe, sono arrivati i primi confratelli dalla Svizzera, da Crescentino, da Monte Sant’Angelo, giusto in tempo per la cena, mentre gli altri sono giunti nella mattinata del giorno successivo, lunedì 29 dicembre.

Ufficialmente l’incontro si è aperto con il pranzo di lunedì 29 ed è entrato a pieno ritmo subito dopo pranzo e per tutto il pomeriggio. Il giorno seguente è stato scandito da momenti di riflessione e di scambio, alternati a momenti dedicati all’aggiornamento e, ovviamente, alla preghiera comunitaria. Nel corso degli incontri sono intervenuti con riflessioni, meditazioni, relazioni e conferenze: P. Kazimierz Radzik, Superiore Generale, P. Bogdan Kalisztan, Superiore Provinciale, P. Pietro Burek, Rettore del Santuario, il Prof. Zdzisław Kijas, Relatore della Congregazione per le Cause dei Santi ed altri superiori e parroci delle case micaelite.

I momenti centrali delle giornate li abbiamo vissuti durante le Celebrazioni Eucaristiche. Il primo giorno, in occasione del suo 50° anniversario della professione religiosa, la Santa Messa solenne è stata presieduta da P. Giorgio Kolodziej. Il giorno dopo, invece, la Solenne Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal Superiore Generale, P. Kazimierz Radzik, durante la quale il seminarista Luca Nowak ha ricevuto il ministero del lettorato, mentre i seminaristi William Kichingwe, Paolo Zagorski e Mosè Chishimba hanno ricevuto il ministero dell’accolitato.

Oltre ai momenti ufficiali dedicati alle riflessioni, si è trovato anche spazio per una condivisione fraterna, con un “forum” pubblico, oltre che personale. L’incontro si è concluso la mattina di mercoledì 31 dicembre con le prime partenze dei confratelli che dovevano raggiungere le loro case già nel pomeriggio per arrivare per tempo alle celebrazioni della Messa di ringraziamento, il “Te Deum” dell’ultimo dell’anno.

Anche questa volta è stato, come sempre, molto bello potersi incontrare ed arricchirsi reciprocamente e, come hanno sottolineato in tanti e più volte, tutto ciò è stato motivo di gioia grande. Tutti si sono accomiatati con l’augurio di un Buon Anno, con un abbraccio e un amichevole saluto dicendosi l’un l’altro un affettuoso “a presto!”

SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE

“Nella notte di Natale abbiamo meditato l’accorrere alla grotta di Betlemme di alcuni pastori appartenenti al popolo d’Israele; oggi, solennità dell’Epifania, facciamo memoria dell’arrivo dei Magi, che giunsero dall’Oriente per adorare il neonato Re dei Giudei e Salvatore universale e offrirgli doni simbolici. Con il loro gesto di adorazione, i Magi testimoniano che Gesù è venuto sulla terra per salvare non un solo popolo, ma tutte le genti. Pertanto, nella festa odierna il nostro sguardo si allarga all’orizzonte del mondo intero per celebrare la “manifestazione” del Signore a tutti i popoli, cioè la manifestazione dell’amore e della salvezza universale di Dio. Egli non riserva il suo amore ad alcuni privilegiati, ma lo offre a tutti. Come di tutti è il Creatore e il Padre, così di tutti vuole essere il Salvatore. Per questo, siamo chiamati a nutrire sempre grande fiducia e speranza nei confronti di ogni persona e della sua salvezza: anche coloro che ci sembrano lontani dal Signore sono seguiti – o meglio “inseguiti” – dal suo amore appassionato, dal suo amore fedele e anche umile. Perché l’amore di Dio è umile, tanto umile!

Il racconto evangelico dei Magi descrive il loro viaggio dall’Oriente come un viaggio dell’anima, come un cammino verso l’incontro con Cristo. Essi sono attenti ai segni che ne indicano la presenza; sono instancabili nell’affrontare le difficoltà della ricerca; sono coraggiosi nel trarre le conseguenze di vita derivanti dall’incontro con il Signore. La vita è questa: la vita cristiana è camminare, ma essendo attenti, instancabili e coraggiosi. Così cammina un cristiano. Camminare attento, instancabile e coraggioso. L’esperienza dei Magi evoca il cammino di ogni uomo verso Cristo. Come per i Magi, anche per noi cercare Dio vuol dire camminare - e come dicevo: attento, instancabile e coraggioso - fissando il cielo e scorgendo nel segno visibile della stella il Dio invisibile che parla al nostro cuore. La stella che è in grado di guidare ogni uomo a Gesù è la Parola di Dio, Parola che è nella Bibbia, nei Vangeli. La Parola di Dio è luce che orienta il nostro cammino, nutre la nostra fede e la rigenera. È la Parola di Dio che rinnova continuamente i nostri cuori, le nostre comunità. Pertanto non dimentichiamo di leggerla e meditarla ogni giorno, affinché diventi per ciascuno come una fiamma che portiamo dentro di noi per rischiarare i nostri passi, e anche quelli di chi cammina accanto a noi, che forse stenta a trovare la strada verso Cristo. Sempre con la Parola di Dio! ….”

Papa Francesco, Angelus nella Solennità dell’Epifania del Signore, 6 gennaio 2015

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